PROGETTI

Per il 2013 vorremmo lavorare ad un progetto per la messa in scena nelle scuole di un testo teatrale. Gli eventuali proventi andranno in beneficenza.

5 commenti:

  1. Ehi, mi sono ricordata che già da qualche mese avevo un account Gmail...=) Grazie di questa opportunità di partecipazione!

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  2. Ed eccomi al mio vero e proprio primo intervento di natura letteraria. Più o meno quando Pino avviava le pratiche burocratiche dell'Associazione SCRIVIMI, mi arrivò l'avviso della presentazione di un libro "Mio nono va alla guerra" (1915-1918, scritto da Pasquale Mancini. Pasquale Mancini! Ne parlai immediatamente con Pino. Pasquale era un nostro carissimo amico che morì che non aveva ancora quarant'anni (Dicembre 1962- Maggio 2002). Questo libro è un faticoso lavoro che lui fece durante moltissimi anni e che lasciò inedito. Sono stati i suoi genitori a pubblicarlo. Aveva trovato, da ragazzo, in campagna, il diario di guerra di suo nonno, che si chiamava anche lui Pasquale Mancini, e lo aveva cominciato ad elaborare. A correggere soprattutto, ad arricchire con note di carattere storico, con cartine geografiche dei luoghi delle battaglie, con fotografie. Punto per punto, meticolosamente e rigorosamente, Pasquale andò a verificare sui libri di storia gli eventi raccontati, intervistò i superstiti. In appendice, allegò le bellissime canzoni di De Andrè, i testi letterari che raccontavano delle vicende contemporanee a quelle raccontate da suo nonno. Impiegò una vita a curare l'edizione del diario...Quando morì, il libro era pronto! Sono stati i suoi genitori, a distanza di dieci anni dalla sua morte, a pubblicarlo. Io credo che Pasquale Mancini, di diritto, debba far parte di questo spazio dedicato alla "visionarietà" della scrittura. Perchè ha dimostrato che si può andare con essa oltre il tempo e lo spazio. Oltrei la morte. Oltre l'ottusità delle guerre. Paquale fu obiettore di coscienza. Non avevo capito, allora, quanto già, grazie alle pagine del diario di suo nonno, avesse compreso che è la pace che costruisce uomini liberi. Che le coscienze sono un sacrario inviolabile che nessuna brutalità può costringere o piegare. Le pagine del diario del nonno di Pasquale erano scritte con scrittura semplice, quasi elementare, su carta recuperata chissà come in trincea...Eppure sono state capaci di solcare dimensioni incredibili! Sono state ritrovate nella casupola di campagna, deposte là, al ritorno dalla guerra, al ritorno alla pacifica vita di oscuro contadino, che chiede soltanto di poter tornare alle sue mansioni di sempre, obbedendo soltanto al proprio destino di uomo costruttore di vita e non di distruzione. Quelle pagine de diario furono deposte là, in attesa, come un seme che chiede alla terra di germogliare. Pasquale Mancini, scrittore visionario, ha lanciato il suo messaggio di pace. Di fecondità di un messaggio che non poteva morire. Ed io sono fiera di averlo potuto oggi raccogliere ancora e gettarlo come un messaggio nella bottiglia, attraverso questo fragile vetro inconsistente eppure potentissimo....Arriverà dove sente il bisogno di spandersi ancora! Pasquale Mancini, il tempo e lo spazio, oltre, sono state la tua vera visione. Grazie.

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  3. Pasquale Mancini
    Mio nonno va alla guerra (1915-1918)
    a cura del nipote Pasquale Mancini.
    (copyright Luigi e Maria Anna Mancini)
    Sistema bibliotecario Sud Pontino. Marzo 2012

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  4. Eccomi ancora, a ricordare a questa associazione SRIVIMI, un'altra scrittrice che, a mio avviso, ha pieno diritto di essere annoverata e riconosciuta come "visionaria". Si tratta di Maria D'Agnese, conosciuta anche come Maria Magliocca, dal nome di suo marito, già scomparso oramai qualche anno fa, anch'egli scrittore di storia patria.
    Questa donna, poetessa, fu maestra elementare, nata, proprio come Nelson Mandela, il 18 luglio del 1918, ha oggi novantacinque anni...Ecco, come dicevo di Pasquale Mancini, che ha superato la barriera tra morte e vita con la scrittura, Maria D'Agnese ha superato la dimensione tempo. Le sue 4 figlie, in occasione del recentissimo novantacinquesimo compleanno, hanno pubblicato un piccolissimo libro di ricordi, intitolato PRO MEMORIA,(1918-1939) appunto, per non perdere il ricordo di eventi oramai cancellati dalla storia di questo paese, di questa città, Gaeta, dalle sue abitudini, dalle radici di questa società che è passata attraverso guerre e crisi di ogni genere...Un pro memoria, il cui ritmo incalzante ci cattura e ci intenerisce "nonostante la prosa asciutta o forse proprio per questo" (cfr introduzione).
    Sono due le suggestioni che mi hanno colpito moltissimo, che mi hanno commosso profondamente, sfogliando queste poche pagine così cariche ed emotivamente intense. La prima, è una frase dell'incipit:"Sono la terza figlia, dopo Tommasina (che chiamavamo Sisina) e Angela e prima di Margherita, Antonio, Rosa e Domenico". Maria dice "sono", non "ero" la terza figlia...Come se il tempo, appunto, si fosse fermato a quella calda atmosfera del nido familiare, nonostante le difficoltà oggettive, i continui spostamenti e riadattamenti, nonostante l'emigrazione (suo padre emigrò, assieme a tanti alti, negli Stati Uniti d'America), nonostante i lutti, nonostante i soprusi di un'Italia che si avviava in quegli anni verso la dittatura, nonostante le minacce oscure del mondo, troppo grandi per una bambina che si apriva alla vita..."Sono la terza", come se dicesse:"ho osservato, mi sono formata...Sono ancora quella bambina di allora, e provo lo stesso stupore per la vita di allora. Lo stesso amore". Credo che Maria D'Agnese, infatti, ci stia raccontando proprio il suo accanimento innamorato a questa vita. Il suo accettare. Il suo testimoniare. Il suo tramandare.

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  5. Ed è infatti questa la seconda suggestione che mi ha spinto a considerare davvero come "visionaria" Maria D'Agnese. Nella copertina del suo libro, compare una foto in cui sono ritratte quattro bambine. E' una foto scattata prima del 1930, perchè si vede la più grande, Sisina, che morì giovanissima, in seguito ad una malattia, forse per quei tempi incurabile......Rosa
    (del 1928 e che poi divenne mia madre) non vi è ritratta, forse perchè non era ancora nata.
    Ebbene...da bambina avevo sempre sentito parlare di questa sorella Sisina scomparsa prematuramente. Mia madre andava a piangere sulla sua tomba, una lastra di marmo grigia, dove non vi era fotografia. Ricordo che io, bambina, assistevo impotente a quella preghiera muta e dolorosa di mia madre davanti a quel marmo. Apprendevo, da quella liscia parete, senza appigli, quanto il dolore fosse assoluto e senza risposte. Senza volto, appunto...
    Vedere in fotografia questa bambina, che non potè mai diventare una donna adulta, che non attraversò le difficoltà impervie e le brutture di questa vita, assieme alle gioie ed alle promesse di felicità, mi ha convinto invece di quanto la memoria resti viva. Di quanto la memoria continui ad amare, nella mente e nel cuore di una persona che sente così il bisogno di tramandarsi e di tramandare.
    Maria D'Agnese ci restituisce, al nostro amore, ancora, oltre questo tempo geloso, il volto armonioso di Sisina. Il volto di una bambina che fu tanto amata e che ci chiede, dai suoi occhi così lontani eppure così intensi, di essere considerata ancora in vita, ancora degna di raccontarci la sua storia, come di petali di rosa sfogliati al suo fugace passaggio, come promessa, appunto, di un ritorno tra noi.
    Grazie, Maria D'Agnese. Il volto di Sisina continua a parlarci di amore per la vita.

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